I luoghi da visitare

La montagna di S. Leone

Tra le varie bellezze che il territorio di Rometta può vantare, quella delle sue montagne, dei suoi boschi e delle sue verdi vallate, è forse la meno conosciuta ma certamente tra le più importanti per la sua bellezza ed unicità.
Tra questi primeggia la collina di S. Leone che storia e leggenda rendono ancora più incantevole e adatta a poter trascorrere una giornata in assoluta pace e tranquillità, lontano dagli stress e dalla monotonia della vita quotidiana.
Il nome della collina si deve al Santo Taumaturgo Leone.
Egli nacque intorno al 710 a Ravenna e sin da giovane mostrò un elevato spirito cristiano, tant'è che nominato sacerdote si rinchiuse in un convento Benedettino in preghiera e penitenza.
Saputo che a Reggio Calabria si trovava un vescovo santo di nome Cirillo si diresse da lui per farsi indirizzare nella via della maggiore perfezione.
Intanto morto il vescovo di Catania, il popolo venuto a conoscenza della santità di Leone lo volle come propria guida spirituale. Egli convinto da Cirillo accettò la carica ed il suo operato fu subito evidente agli occhi di tutti. Quasi tutta la città fu convertita al Cristianesimo, e numerosi furono gli scontri tra il Vescovo ed il famoso mago Eliodoro, in uno dei quali distrusse il più grande tempio pagano della città.
Intanto Leone sentì sempre più il desiderio di avvicinarsi al Signore attraverso la penitenza e la preghiera, e partito da Catania si fermò a Rometta proprio nella collina che oggi porta il suo nome.
Da qui terminato il suo periodo di preghiera tornò a Catania dove continuò il suo operato scontrandosi e sconfiggendo definitivamente il mago che bruciò tra le fiamme di un possente rogo.
La tradizione popolare vuole che il Vescovo Santo prima di stabilirsi nella montagna si fosse rifugiato a Rometta in alcune grotte, dove i ragazzi lo deridevano e insultavano e per questo si ritirò in eremitaggio nei monti, dove si guadagnava da mangiare aiutando i boscaioli, ed alla sua morte nel luogo dove esso riposava sgorgò dell'acqua, che la comunità romettese considera miracolosa e a cui sono legate numero leggende.
I romettesi festeggiano il loro patrono il venti di febbraio, ed inoltre la prima domenica di maggio partono in pellegrinaggio dalla cittadina fino al luogo del santo in preghiera e meditazione.
In questi luoghi inoltre nel 1323, fu edificato un eremo con una grangia dove i sacerdoti di Rometta , trascorrevano periodici ritiri.
Nel 1534, con bolla di Clemente VII, la grangia fu elevata ad Abbazia.
Sia la chiesa che la grangia furono distrutte nel terremoto del 1544 e riedificate nel 1567, data che appare oggi presente nel portale della chiesa.
Il terremoto del 1908 inoltre distrusse di nuovo gli edifici che vennero ricostruiti per opera dei cittadini intorno agli anni quaranta.
Oggi è possibile ammirare i resti degli edifici, la grotta del santo, oltre alla particolare vegetazione che caratterizza questo luogo.
La zona infatti, è ricca di querce, castagni, pini e di altri elementi tipici della macchia mediterranea, che rendono soprattutto nel periodo dei funghi, delle castagne o degli asparagi queste zone meta di numerosi visitatori.