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Gazzetta del Sud

25/06/2003

Il disastro ferroviario di Rometta Marea Nuovi accertamenti della Procura di Messina dopo la sciagura del 20 luglio 2002

C'è un terzo filone d'inchiesta Al centro le forniture di materiale. Spuntano altri indagati per peculato

Nuccio Anselmo

C'è dell'altro. Sono fatti che risalgono a parecchi anni addietro. Prima, molto prima del disastro ferroviario che a Rometta Marea, il 20 luglio di un anno fa, provocò la morte di otto persone, uno dei macchinisti e sette passeggeri, e il ferimento di ben sessantacinque viaggiatori. Erano tutti a bordo del treno Espresso 1932 “Freccia della Laguna”, con partenza da Palermo e diretto a Venezia. Uno dei tanti treni delle vacanze che però non arrivò mai a destinazione, diventando una striscia d'acciaio impazzita quando quasi s'apprestava a lasciare la Sicilia per superare lo Stretto. Su questa triste storia c'è una terza inchiesta della magistratura, che per certi versi si è incrociata con quella amministrativa aperta da RFI, Rete Ferroviaria Italiana, per accertare le responsabilità della tragedia e tutti gli altri aspetti della gestione del “binario” nella Sicilia Orientale . Ed ecco la novità. Nell'ambito dell'inchiesta condotta dai sostituti procuratori Vito Di Giorgio e Giuseppe Sidoti, i due magistrati che dal giorno della tragedia stanno cercando di fare luce sulla «catena di responsabilità», sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati una seconda volta Salvatore Scaffidi, 54 anni, capo-tecnico sovrintendente della tratta Rometta-Milazzo all'epoca della sciagura. Scaffidi risulta già tra gli otto indagati dell'inchiesta principale. In questo secondo caso l'ipotesi di reato sarebbe però diversa da quelle contemplate dal troncone primario: peculato. E già, perché accanto alle indagini sulle responsabilità del disastro la squadra mobile e la polizia ferroviaria in questi mesi avrebbero scoperchiato un calderone “scottante”, vale a dire quello delle periodiche forniture di materiale che sono state inviate negli ultimi anni lungo i nostri binari, nelle stazioni, nei vari magazzini delle FS sparsi lungo la linea ferrata. Ebbene gli investigatori avrebbero accertato che alcuni dipendenti delle Ferrovie già iscritti al registro degli indagati – Scaffidi sarebbe uno di questi –, negli ultimi anni avrebbero dirottato parte del materiale che serviva per mantenere in efficienza le nostre “rotaie” in altre aziende. Per questo filone d'inchiesta gli atti, secondo indiscrezioni, sarebbero stati già inviati dalla Procura di Messina ai colleghi delle Procura di Barcellona, per ovvi motivi di competenza territoriale. E questo filone dell'inchiesta è il terzo in ordine di tempo aperto dai sostituti Sidoti e Di Giorgio. Il primo ha riguardato la sciagura, e vede indagate otto persone tra funzionari e impiegati di RFI (compreso Scaffidi) e impreditori privati, con le accuse di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. C'è però ancora un altro sipario aperto – e siamo al secondo filone avviato dai magistrati in ordine di tempo –, quello degli appalti di manutenzione degli ultimi anni lungo la nostra tratta ferroviaria. Per questo aspetto – così come del resto ha già spiegato il procuratore capo di Messina Luigi Croce nei mesi scorsi –, si profila l'invio degli atti in altre procure, Roma o Palermo, i luoghi dove venivano siglati i contratti d'appalto. Proprio venerdì scorso nell'inchiesta principale sulla sciagura ferroviaria si è registrata una svolta. Il team di consulenti incaricato dalla Procura di fare luce sulle cause della tragedia, ha consegnato l'elaborato finale della superperizia che sarà uno dei tasselli fondamentali dell'accusa durante il prossimo processo. Ma i difensori che compongono il collegio di difesa sono pronti a dare battaglia. Già tutti hanno chiesto copia della consulenza: «contestiamo fortemente le conclusioni cui sono giunti i periti della Procura – afferma l'avvocato Luigi Autru Ryolo, uno dei difensori –, almeno per quello che abbiamo potuto apprendere. E rimane anche il punto interrogativo sulla validità procedurale di questi atti».

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