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Gazzetta del Sud

15/09/2002

il disastro ferroviario di rometta / Accertamento dei fatti e risarcimenti: esposto di due feriti Partita la battaglia legale

«Si verifichi la sussistenza di ulteriori ipotesi di reato»

Francesco Celi

Nell'ampio, e non ancora del tutto definito, alveo dell'inchiesta sul deragliamento di Rometta Marea (4 gli iscritti nel registro degli indagati), s'innesta – ed era ampiamente prevedibile – il fiume di richieste per il risarcimento dei danni ai feriti: i 72 scampati alla tragedia. Molti di loro – e tra questi il macchinista Marcello Raneri – sono ancora lontani dal riappropriarsi, sotto il profilo fisico e psicologico, di quella normalità perduta sui binari della morte. La battaglia legale – perché tale si preannuncia – del risarcimento dei danni ai sopravvissuti del “Freccia della Laguna” è solo agli inizi e tuttavia emergono già le prime prese di posizione ufficiali. Due pensionati – attraverso l'avvocato Daniela Agnello – hanno inviato un esposto al ministero delle Infrastrutture e alle Ferrovie dello Stato; esposto che nei prossimi giorni il legale consegnerà anche ai magistrati che conducono l'inchiesta, il procuratore Croce e i sostituti Sidoti e Di Giorgio. È il primo passo sulla strada della richiesta di costituirsi parte civile allorquando sarà celebrato il processo. Giuseppe Crisafulli, 74 anni, e la moglie Ida Ragone, di 71, residenti a Terme Vigliatore, saliti alla stazione di Milazzo con destinazione Venezia, sono «rimasti coinvolti nel disastro ferroviario dell'espresso “Freccia della Laguna”», scrive l'avvocato Agnello che assiste i due pensionati insieme con l'avv. Marcello Scurria, «subendo gravi lesioni personali, con residuato permanente, danni morali e alla vita di relazione». Nelle esposto l'avvocato Agnello per conto dei due feriti evidenzia: «Il nostro viaggio è stato tragicamente interrotto, siamo stati catapultati a terra, incastrati tra le lamiere, intrappolati per lungo tempo all'interno dello scompartimento, sommersi dalle macerie, consapevoli che la locomotiva stava penzonaldo». Crisafulli con la gamba iuncastrata nella porta d'ingresso della terza carrozza tramortito dal dolore alla gamba, Ragone intrappolata all'interno dello scompartimento, ferita in varie parti del corpo e per lungo tempo svenuta. «Prima increduli e sgomenti», s'afferma nell'esposto, «gridavamo per la paura e per il dolore e tentavamo di divincolarci dalle macerie e dalle lamiere. Poi ammutoliti e attoniti siamo rimasti inchiodati in quello scenario». I due feriti – Ragone trasportata e ricoverata d'urgenza all'ospedale di Milazzo per trauma cranico, ematomi e lesioni multiple, infrazione sesta costa e sindrome ansiosa depressiva e reattiva; mentre Crisafulli ha riportato trauma contusivo e distorsivo al ginocchio sinistro con lesione dei legamenti collaterali e crociato – chiedono che vengano accertati i fatti «al fine di verificare l'eventuale sussistenza d'ipotesi di reato anche diverse da quelle finora avanzate» di omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario; chiedono, altresì, «l'identificazione dei responsabili con richiesta di condanna e riserva di ogni diritto compreso quello di costituirsi parte civile nel processo». I due pensionati affermano inoltre nell'esposto: «Siamo stati dimenticati e abbandonati al nostro destino, sollecitiamo l'accertamento dei fatti». Un accertamento sollecitato da più parti: dai familiari delle vittime ai feriti, dall'opinione pubblica ai sindacati, ma l'inchiesta ha tempi dai quali non si può prescindere. Una prima importante risposta, salvo novità che possono sempre sopraggiungere, è attesa per dicembre, quando sarà depositata la perizia dei consulenti della Procura.

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