Vivi Rometta   

   

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05/06/2008

 

Lettera aperta ai Romettesi

Ai miei concittadini 

Sento, dalla parte più recondita del mio animo, il bisogno di ringraziarVi per la montagna di affetto che avete riversato sopra di me e la mia famiglia, nel momento più triste che ci poteva capitare e che, in particolare, poteva capitare alle mie figlie.

Intendo ringraziarVi -cari concittadini, cari romettesi, cari amici- utilizzando questo mezzo che mi permette meglio di esprimere quello che sento dentro, certo che, con il mio non facile carattere, non sarei altrimenti in grado di manifestarVi appieno.

Ho voglia di confidare, singolarmente e contestualmente ad ognuno di Voi, il dramma con il quale ho convissuto, in questi due anni e mezzo di malattia di mia moglie, pensando al triste momento che  sarebbe, e poi inesorabilmente è, arrivato.

Ho cercato di impegnarmi in tutte le cose che facevo, fino allo spasimo, nel tentativo di non pensare, ma poi, immancabilmente, beffardi, lentamente, i soliti drammatici pensieri si insinuavano dentro di me ed, in tutte le notti, assumevano gli occhi terrorizzati delle mie figlie.

Ogni qualvolta che un amico se ne andava, e tanti sen ne sono andati per altre brutte malattie -come Voi cari amici ben sapete-  io ero, con tutto me stesso, dentro i cuori dei loro congiunti. Io Lucia ero dentro il Tuo cuore quando Saro ci ha lasciato.

E’ stata una via crucis tremenda e crudele quella cui è stata sottoposta mia moglie, con lunghe dolorose e devastanti terapie, con un calvario portato avanti solo nella speranza di non lasciare sole le proprie figlie; e tutto è stato vano.

Intendo ringraziarVi, tutti, cari concittadini, con tutto l’affetto di cui sono capace, perché, per un lunghissimo attimo, ho avuto la netta sensazione di non essere a Messina nella Chiesa di Gravitelli, ma nella Chiesa Madre di Rometta.

In altre occasioni, anche non drammatiche, ho avuto la sensazione di sentire battere il vecchio cuore di Rometta, ma mai così nitidamente; mi sono sentito circondato da una solidarietà fraterna, che se allungavo la mano potevo materialmente toccare; mi sono sentito dentro la mia grande famiglia che tutta si è trasferita a Gravitelli per sorreggermi nel momento più difficile della mia vita.

Non subito ho individuato i sacerdoti che, insieme a Padre Fazio, con-celebravano la funzione; e, quando ho individuato Padre Perdichizzi e Padre Scibilia, una intensa incredula emozione si è aggiunta a quella che già facevo fatica a contenere ma che mi ha fatto sentire, in modo per me -penso- irripetibile, un calore intensissimo, quasi doloroso.

Io Vi voglio ringraziare, Padre Perdichizzi e Padre Scibilia, nella maniera più filiale ed affettuosa di cui sono capace, per tale -per me impensabile ed imprevedibile- gesto che, insieme alla presenza di tanti miei concittadini, ha dato al mio triste cuore il massimo del conforto che poteva ricevere.

Vi abbraccio, uno ad uno, tutti nessuno escluso, con tutto me stesso; Vi voglio bene

 

Rometta, lì 05 giugno 2008

                                                                                     Nicola Merlino

 



     
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