Man mano che
ci si avvicina alla roccia su cui giace Rometta, strati
enormi di marne si susseguono fino ai piedi del monte.
Spostandosi verso la cima esse scompaiono lasciando il
posto a rocce organogene ricche di fossili di ogni genere
(calcare grossolano arenoso). A prima vista pertanto
sembrerebbe che quel comignolo su cui giace Rometta, sia
esclusivamente formato da un lembo di calcare
quaternario, non distrutto dalla corrosione degli agenti
atmosferici. Ma se si studia un po più da vicino la
struttura geologica del monte, ben presto ci rendiamo
conto che la roccia organogena circonda e racchiude una
grande elevazione di marne gialle. Difatti la superficie
del piano del monte è costituita esternamente da calcare
quaternario che si nota su tutti i lati, mentre in tutto
il resto della superficie sono presenti le marne gialle
che le conferiscono una struttura alquanto convessa,
costituendo verso il lato nord est il poggio torre .
Dunque le marne che compaiono al di
sotto delle rocce quaternarie, sinnalzano
nellinterno di esse per formare il massiccio
principale insieme alla cintura di calcare quaternario.
Questa particolare struttura
geologica del monte di Rometta si formò secondo gli
studi condotti dal celebre naturalista Giuseppe Seguenza,
in seguito a due denudazioni avvenute in due epoche
diverse.
La prima denudazione si ebbe alla
fine della grande era terziaria in seguito alla quale il
monte, che si trovava ancora sotto le acque, era formato
soltanto da marne. Con questa struttura rimase anche
allinizio dellera quaternaria quando
incominciò ad essere ricoperto interamente dal sedimento
che si depositava in quel lungo periodo. Sul finire del
primo periodo dellera quaternaria tutta la massa
dei terreni del messinese veniva fuori dallacqua,
non per violento movimento, ma attraverso un ritmo
graduale. Così venivano fuori dalle acque in seno alle
quali si erano formate, quelle rocce terziarie di cui
sono costituite le basse colline della provincia di
Messina. Queste tuttavia avevano una forma diversa da
quella attuale, ed in particolare si può immaginare che
apparissero come una grandissima pianura inclinata
dolcemente verso la costa tirrenica che, in seguito a
diverse cause tra cui gli impetuosi torrenti che
scendevano dalle montagne, lazione corrosiva del
vento, le piogge hanno assunto laspetto che oggi
conosciamo. Il monte marnoso di Rometta che era stato
sepolto dagli strati orizzontali del calcare quaternario,
usciva fuori dalle acque in tale stato. Però le azioni
denudatrici lo rispettavano; gli solcavano profonde valli
allintorno, isolandolo completamente; distruggevano
gli strati calcarei della sua sommità, mettendo così in
evidenza la sua interna struttura; gli conservavano una
cintura di roccia calcarea che lo proteggeva da ulteriore
decadimento e lo rendeva un vero serbatoio naturale delle
acque piovane.
Per quanto riguarda lorigine
di Rometta non esistono dati certi a parte qualche
ritrovamento come quello fortuito in località torrione
costituito da oggetti di uso quotidiano risalenti al III
secolo a.C.(documentato da V.P. Grisso nel 1940) e altri
ad opera del Dott. Giacomo Scibona come quelli sul monte
Motta. Lo stesso Vito Amico (Dizionario
topografico della Sicilia 1757) afferma che da vari
ritrovamenti si potrebbe supporre lesistenza di
Rometta prima della venuta di Cristo. Nicolò Saija
(storico locale che pubblicò il testo Le notizie
storiche su Rometta) ad esempio sostiene di aver
visto con i suoi occhi una moneta rinvenuta in un muro di
cinta della città, secondo lui risalente al tempo di
Gelone di Siracusa (485-478 a.C.), inoltre afferma che il
barone Andrea Lo Mundo gli disse di aver trovato nelle
grotte sottostanti Rometta due idoletti dati ai suoi
figli per giocare e quindi andati smarriti.
Da questi fatti vengono fuori due
correnti di pensiero diverse, una sostiene che Rometta
sia stata fondata da Zancle nella seconda fase della
colonizzazione greca, sotto il nome di Ibla Parva (VIII
VI sec a.C.), che abbondonata o distrutta venne
ripopolata da Micito tiranno di Messina con il nome di
Pisso (450-400 a.C.); una seconda ipotesi è che Rometta
sia di origine greco - sicula.
a) La prima tesi sostenuta da
Nicolò Saija storico locale, nasce dal fatto che intorno
alla metà del VI sec. a.C. i Greci presenti in Sicilia
incominciarono a fondare nuovi centri nellisola che
a loro volta si espansero fondandone altri, tra questi
Zancle (la città di Messina) fondò Milae oggi Milazzo,
Imera oggi Termini, mentre nulla si sa su dove fosse
Ibla Parva. Da qui lipotesi che
questultima potesse essere lodierna Rometta.
Inoltre lAmico ipotizza che Rometta fosse
lantica Pisso, città fondata e ripopolata da
Micito, tiranno di Messina. Il Saija mette daccordo
queste due teorie ipotizzando che Rometta fosse Ibla
Parva, la quale venne abbandonata o distrutta, e su di
essa edificata Pisso.
a) La seconda ipotesi è
dello storico francese J. De Burigny che basandosi su
alcuni reperti archeologici afferma che Rometta è di
origine greco - sicula. I Siculi, che insieme ai Sicani,
gli Elimi e i Fenici, rappresentano i popoli del periodo
protostorico della Sicilia (cioè anteriore a quello
greco), secondo molti scrittori antichi, erano
discendenti degli Enotri (originari dellArcadia,
una regione dellattuale Grecia), passarono
dallEpiro, odierna Albania, e giunsero in Sicilia.
Insediatisi nellisola costruirono città
fortificate, soprattutto nella parte centro orientale,
molte delle quali caratterizzate dalla presenza di tombe
scavate nella roccia proprio comè possibile notare
a Rometta. Essi inoltre in un primo periodo vissero
pacificamente con i nuovi vicini Greci instaurando con
loro scambi di vario genere, fino al periodo
dellespansione delle colonie dalle quali furono
sottomessi.
Probabilmente la verità sta in
mezzo, ma fino a quando non ci saranno prove inapugnabili
quelle che si possono fare sono solo supposizioni.
Del periodo successivo, ovvero
quello romano, non esiste alcuna traccia che faccia
pensare ad una esistenza della città sotto il regno di
Roma. Gli stessi storici di quel periodo (211 a.C. - 535
d.C.) non ne fanno menzione benchè si fossero
interessati di particolari geografici meno rilevanti.
Il Solino storico che scrisse al
tempo dellimperatore Aureliano, cioè nel 232,
parla persino della specula che esisteva sul monte
Bimare (tale nome nasce dal fatto che esso
guarda i due mari Tirreno e Ionio). Questa specula era
una specie di torre con soldati posti lì al fine di
controllare da quella sommità le navi che eventualmente
si avvicinavano minacciosamente dai due mari. Molto tempo
dopo, il Cluverio, nella sua Sicilia antica
fa menzione dei ruderi di quella torre e dei paesi
piccolissimi, mentre non parla assolutamente di Rometta
che dal monte Dinnamare si vede benissimo. Come lui
parecchi altri storici come Pomponio Mela, Stefano
Bizantino, Strabone ecc.. ci parlano di tutto tranne che
della città di Rometta. Ciò ci fa supporre che nel
periodo romano essa non sia esistita perché
probabilmente, schieratasi con i perdenti Greci, venne
rasa al suolo durante le lotte di conquista della Sicilia
da parte di Roma.
Gli indizi più concreti di un
insediamento stabile nel territorio di Rometta risalgono
allepoca bizantina: il più vistoso fra tutti è
costituito dalla chiesa Santa Maria dei Cerei detta
volgarmente Bizantina, della quale ancor oggi
non è stato possibile precisare la datazione, ma che si
colloca certamente nellarco della dominazione
bizantina, tra il VI e il X secolo. Al medesimo periodo
probabilmente risalgono le numerose chiese rupestri
sparse nelle balze occidentali (in contrada Sotto San
Giovanni), settentrionali (in contrada Sottocastello) e
nord-occidentali (presso il convento dei Cappuccini).
Da ciò si può supporre che,
scissosi limpero Romano in quello dOriente e
quello dOccidente, i continui pericoli dovuti alle
invasioni Barbariche che minacciavano lisola hanno
spinto le genti a ripopolare Rometta, fino ad arrivare al
X secolo nel quale essa viene descritta come città
fortezza.
E ad epoca bizantina si deve far
risalire (pur con qualche margine di dubbio) anche il
nome di Rometta. Ma la questione è controversa e può
essere così riassunta.
Per primo Cozza Luzi, nel
pubblicare la cosiddetta Cronaca di
Cambridge, un testo arabo risalente
allincirca allultimo decennio del X secolo, e
soprattutto nell affiancare a questo il suo
prototipo greco, rilevava come Rometta fosse denominata
in passato da alcuni Erymata da altri Rymata.
Lo studioso tuttavia non dice da chi siano adottati
questi due nomi ma si può supporre che egli si riferisca
ai termini usati nel testo greco suddetto e in altri due
codici greci che egli pubblica nella stessa sede. Ora,
Erymata in greco significa baluardi e Rymata ne è
certamente una storpiatura, pertanto dato il ruolo di
Rometta in epoca bizantina lorigine greca del nome
sembra valida.
Ma allo stesso modo una diversa, e
forse più accettata a livello locale, supposizione è
che Rometta derivi invece direttamente dal termine arabo
Ràmatha, che significa restaurata, e che dovrebbe
riferirsi al fatto che la città, dopo essere stata
distrutta dai musulmani nel 968, fu ricostruita dagli
stessi tra il 976 e il 977.
Si può notare pertanto come
ambedue le denominazioni appaiano plausibili e come
inoltre essi stranamente coincidano nella fonetica,
circostanza che ha potuto facilitare certamente
ladozione della denominazione araba, la quale
sarebbe dunque una storpiatura fonetica di quella greca e
non una traduzione.
Lipotesi più interessante
sembra essere quella greca, sia perchè Rometta esisteva
già durante il periodo Bizantino, sia perché un
cronista arabo Yâqut afferma che Ramta è un nome
straniero.
Quanto poi alla trasformazione
della forma Rametta in Rometta, fu il Maurolico ad
attuarla per la prima volta, nel 1562.
Dopo questa data, le due forme si
alternano finchè prevarrà la seconda.
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